La guarigione da un Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA) è un processo lungo e non lineare, fatto di prove complesse ed emozioni contrastanti. La scelta di intraprendere un percorso di recovery rappresenta un gesto di consapevolezza e un passo fondamentale verso la vita. Tuttavia, durante le varie fasi del processo può capitare di sentirsi scoraggiati, fragili e sopraffatti dalla paura. Nei momenti più critici, la persona può arrivare a pensare che non ne valga la pena e che sia impossibile far prevalere la propria voce su quella della malattia. Una delle strategie che l’individuo può adottare per superare queste difficoltà consiste nel pronunciare delle affermazioni che enfatizzino i suoi punti di forza e le sue risorse. Le parole che rivolgiamo a noi stessi possono fare la differenze all’interno di un percorso di recovery da un Disturbo Alimentare.
Affermazioni di guarigione: l’esperienza della psicoterapeuta Tessa Gordon
Un articolo di Equip tratta questo tema attraverso l’esperienza e le parole della psicoterapeuta Tessa Gordon, che ricorda la prima volta in cui le fu insegnata un’affermazione di guarigione. “Avevo tredici anni e una signora che frequentava il mio gruppo di preghiera tenne un corso chiamato ‘Sono Amabile e Capace’. Alla fine ricevemmo persino dei bottoni”. All’epoca, Gordon era vittima di bullismo e stava per iniziare una lunga battaglia contro un Disturbo Alimentare. “Me ne andai con quel bottone e le istruzioni per mettermi davanti allo specchio e ripetermi: ‘Sono amabile e capace’”, racconta. “Ricordo di aver pensato: ‘E allora? Questo non impedirà ai bulli di maltrattarmi a scuola e non cambierà il modo in cui mi sento riguardo al mio corpo o al cibo. Non mi garantirà un posto a mensa durante la pausa pranzo, non farà sì che le persone mi guardino in modo diverso, né mi darà degli amici da frequentare’”.
Trovare le affermazioni giuste fa la differenza
Anni dopo, Gordon iniziò un percorso di cura per Disturbi Alimentari. Anche allora, affermazioni generiche come “amo il mio corpo” non sembravano aiutarla. Sebbene fosse confortante pronunciare tali parole, non sempre le suonavano vere e non le offrivano alcun supporto nei momenti più difficili. Tuttavia, ciò non significa che le affermazioni di guarigione non funzionino. Per molte persone, trovare le affermazioni giuste può fare la differenza. Con l’obiettivo di offrire uno spunto e un esempio a chiunque stia affrontando un Disturbo Alimentare, il resto dell’articolo riporta le tredici affermazioni che hanno incoraggiato Tessa Gordon durante il suo percorso di recovery e continuano ad aiutarla nel presente.
“È una situazione temporanea”
Questa frase fa riferimento al fatto di vivere il momento presente e ricordare che se adesso le cose sono in un certo modo, non è detto che resteranno così per sempre. Ignorare il futuro può aumentare la paura che tutto ciò duri per sempre. “Ricorda che è solo la paura a parlare”, afferma la dottoressa. “Qualsiasi cosa tu stia provando o sperimentando, è una situazione temporanea. L’ho imparato durante il mio percorso di guarigione e continuo a dirlo sia a me stessa che ai miei pazienti”.
“Puoi provare emozioni e sentimenti senza reprimerli”
Durante il suo percorso di recovery, Gordon ha imparato che la vita può essere imprevedibile, e spesso lo è. “Avevo l’abitudine di pensare che l’obiettivo fosse raggiungere la stabilità nella vita, e che poi il percorso sarebbe diventato più facile”, afferma la dottoressa. “Ma mi sbagliavo”. Dopo aver completato il suo ultimo programma terapeutico, Gordon dovette affrontare una serie di sfide inaspettate, tra cui un’irruzione nel suo appartamento, la disoccupazione, diversi incidenti d’auto e gravi problemi di salute. Riuscì a superare tutti questi ostacoli permettendo a se stessa di provare tristezza e paura, ma continuando comunque ad andare avanti. Secondo l’esperta, è importante concedersi la possibilità di provare e sperimentare tutte le emozioni, senza giudizio.
“Connetterti con ciò che ami e ciò che hai a cuore fa la differenza”
“Quando le persone scoprono le loro passioni, i loro valori e ciò che hanno a cuore, la forza del Disturbo Alimentare comincia ad affievolirsi”, afferma Gordon. “Durante il percorso di guarigione, è fondamentale creare spazio e tempo per il rafforzamento dei legami esistenti e la scoperta di nuovi valori. Questo processo implica la ricerca di modi per restare connessi con ciò che si reputa importante”.
“Quello che stai facendo è difficile, ma quando serve, sei capace di fare cose difficili”
Gordon ritiene che non si debba edulcorare la verità: il processo di guarigione da un Disturbo Alimentare può essere tremendamente duro. Ma anche convivere con un DCA significa affrontare difficoltà notevoli. “Quindi, non c’è dubbio che tu sappia fare cose difficili”, dichiara l’esperta. “Tuttavia, le persone che stanno lottando a volte dimenticano quanta forza e quanto potere abbiano in realtà. Questo è un ottimo punto da tenere a mente, pur riconoscendo la complessità del momento”.
“Permetti a te stess* di sentirti spaventat* e sopraffatt* senza che questo si ripercuota sul cibo”
Il percorso di recovery comporta una vasta gamma di emozioni diverse e spesso spiacevoli. Secondo Gordon, è essenziale accogliere queste emozioni piuttosto che reprimerle con comportamenti disfunzionali. Infatti, i Disturbi Alimentari funzionano proprio come meccanismo di gestione delle emozioni, in particolare le emozioni forti, opprimenti o scomode. Durante il processo di guarigione, è fondamentale capire come sperimentare questi tipi di emozioni senza tornare a adottare i comportamenti tipici del DCA.
“Concediti una serata libera dai pensieri”
Per alcune persone, prendersi intenzionalmente una pausa dai pensieri può risultare difficile. Tuttavia, Gordon ritiene che programmare delle pause regolari possa aiutare anche le menti più ansiose. “Quando la preoccupazione è vicina, può risultare logorante”, afferma la psicoterapeuta. “A volte, il regalo più bello che puoi farti è concederti una serata libera dai pensieri”.
“Concentrati sulla situazione attuale, non sulle preoccupazioni legate al futuro”
Gordon è attratta da questa particolare affermazione poiché è orientata all’azione. L’esperta spiega che, a volte, le preoccupazioni e i pensieri possono paralizzarci e impedirci di affrontare ciò che abbiamo di fronte. È quindi fondamentale ricordare a noi stessi che le nostre preoccupazioni riguardano qualcosa che ancora non esiste, e che siamo capaci di porre fine a questi pensieri per gestire la situazione presente.
“Le emozioni sono solo ospiti, lasciale andare e venire”
Ricordare che le emozioni sono passeggere può essere confortante per chi si trova in un momento particolarmente difficile. “In quel momento, può essere molto arduo ricordare che ciò che si prova non durerà per sempre: ansia, tristezza, solitudine, paura, felicità, dolore, persino la sensazione di pienezza”, afferma Gordon. Qualunque sia la sensazione, passerà col tempo.
“Smettila di importi regole”
Questa affermazione ci aiuta a comprendere come il Disturbo Alimentare ci renda estremamente rigidi con noi stessi sotto diversi punti di vista. Secondo Gordon, la guarigione da un DCA non solo ci rende consapevoli delle regole che ci imponiamo rispetto al cibo e al corpo, ma ci permette anche di esplorare i modi in cui tutti questi doveri si manifestano in vari ambiti della nostra vita. Queste regole, che il Disturbo Alimentare ha preso e utilizzato a suo vantaggio, sono intrecciate nel tessuto della nostra vita e nel modo in cui ci muoviamo nel mondo.
“Non puoi sapere ciò che sai finché non lo sai”
Quando la vita prende una piega inaspettata, è comune guardare indietro e notare tutto ciò che sarebbe potuto andare diversamente. Ma attraverso questa affermazione, Gordon ci ricorda che la conoscenza deriva dall’esperienza. Anche se la voce del Disturbo Alimentare tende a evidenziare difetti, imperfezioni ed errori, la verità è che non possiamo sapere qualcosa finché non la sperimentiamo. Il nostro compito è ricordare quell’informazione per il futuro, non incolparci per non averla saputa in passato.
“Il singolo pasto non fa la differenza”
Preparare, ordinare e consumare pasti può essere fonte di forte stress per chi sta cercando di guarire da un Disturbo Alimentare. Sebbene ogni pasto possa sembrare carico di significato, Gordon suggerisce di utilizzare questa affermazione come promemoria del fatto che il nostro corpo è resiliente e adattivo e che un singolo pasto non produrrà cambiamenti drastici. “Quando ti impegni per mangiare quella pizza con i tuoi nuovi compagni di classe, o vai a prendere il gelato dopo il cinema e ordini tre gusti, o scegli l’hamburger con le patatine al posto dell’insalata, perché hai concordato con la dietista di provarlo questa settimana, la voce del Disturbo Alimentare può farsi sentire e iniziare a criticarti, elencando tutti gli errori che hai fatto”, spiega Gordon. Questa affermazione rappresenta un ottimo modo per contrastare quella voce, poiché ci ricorda che il singolo pasto non determina nulla. Il corpo non noterà la differenza.
“L’appetito viene mangiando”
Una delle numerose conseguenze di un Disturbo Alimentare è l’incapacità di riconoscere i segnali della fame e della sazietà. Questa affermazione può incoraggiare la persona a seguire un’alimentazione costante anche quando l’appetito è assente. Infatti, di solito la mancanza di appetito è un sintomo della patologia; è mangiando con costanza e affidandosi ad un percorso nutrizionale che l’appetito torna.
“Va tutto bene, è solo un periodo di transizione”
I periodi di transizione possono essere estremamente disorientanti e complessi, soprattutto per chi sta affrontando un percorso di recovery. “A volte le persone dimenticano di trovarsi in una fase transitoria e non capiscono perché le cose risultino più difficili o sentano improvvisamente di fare più fatica”, afferma Gordon. “Avere un promemoria che ci ricordi che va tutto bene, che non c’è nulla di rotto o rovinato, ma che è solo un periodo di transizione, può essere di grande aiuto”.