Perché si ha paura di chiedere aiuto per guarire da un Disturbo Alimentare? Come si affrontano i disturbi alimentari? È da queste domande che inizia la nostra chiacchierata con la Dott.ssa Rossana Mangiapane, medico specialista in neurologia e psichiatria, associata di Animenta APS.
1. Perché si ha paura di chiedere aiuto per guarire da un Disturbo Alimentare?
La malattia non è mai una scelta ,quando ci si ammala e compare nella vita di una persona la sintomatologia correlata al Disturbo Alimentare è il segnale di un malessere profondo e soggettivo che non ha trovato altro modo di manifestarsi e di essere espresso; il sintomo ha dunque una sua “funzione” nella fase di vita e nella storia di quella persona a cui paradossalmente può dare un rinforzo positivo. Si dice infatti che la patologia è egosintonica, soprattutto in determinati momenti e/o situazioni. La paura di chiedere aiuto può dipendere da molti fattori: il primo è che spesso la sintomatologia si confonde con gli stili di vita, non ci si sente abbastanza gravi, non si riconosce l’aspetto disfunzionale e il disturbo va avanti nel tempo; si può avere paura di lasciare andare quella strategia che fa sentire più forti e più sicuri anche se dolorosamente e in maniera ingannevole; si può avere vergogna oltreché paura, vergogna di esporre a qualcuno che non conosco le mie fragilità e le mie insicurezze; paura del percorso di cura che a volte viene immaginato come un trattamento coercitivo e di forzatura
2. Si è mai davvero pronti per cominciare un percorso di recovery ? Esiste il momento gusto ?
Idealmente come ci confermano tutti i dati della letteratura, ed è quello verso cui si orientano tutte le azioni di sensibilizzazione, le cure per i Disturbi Alimentari devono essere impostate il più precocemente possibile per evitare le cronicizzazioni e migliorare gli outcome.
Nella pratica mi sento di dire che è sempre il momento giusto, in qualsiasi situazione e a qualunque fase della malattia è fondamentale avere fiducia e affidarsi alla possibilità di iniziare un percorso di cura adeguato e specifico per affrontare i Disturbi Alimentari.
3. Quali azioni/pensieri possiamo mettere in campo per ricordarci affrontare i Disturbi Alimentari?
Credo sia sempre importante riflettere sul pensiero che il Disturbo alimentare non è una caratteristica della persona, ma una malattia che tende a invadere la mente, il cuore e la vita di quella persona; da soli è difficile dipanare la matassa e il groviglio di pensieri e comportamenti che immobilizzano; chiedere aiuto è il primo passo per esplorare davvero cosa c’è dietro il sintomo, chi sono, chi vorrei essere, chi potrei essere. Si può iniziare a esplorare la possibilità di chiedere aiuto, affidandosi comunque sempre a operatori del settore che siano formati specificatamente per il trattamento.
4. Molte persone ci raccontano di volere guarire ma di non essere pronte a farlo, perché accade questo?
Quando una persona ha già dentro di sé il germoglio di una possibile guarigione ,a mio avviso, percepisce in qualche modo l’incrinatura della forza dei sintomo. Come dicevo prima non si è mai davvero pronti, immaginarsi questa possibilità è irrealistico. Guarire non significa estirpare il Disturbo Alimentare da un giorno all’altro come fosse un intervento chirurgico. Avviare un percorso di cura significa essere consapevoli, accettare le proprie fragilità e prendersene cura, comprendersi, costruire gradualmente un processo di cambiamento ridimensionando il grave impatto che il Disturbo Alimentare ha nella vita e nel funzionamento biologico della persona.