Il termine ARFID, acronimo dell’inglese Avoidant/Restrictive Food Intake Disorder (“disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo”) indica un Disturbo Alimentare caratterizzato da una limitata assunzione di cibo e dal rifiuto di determinati alimenti o caratteristiche del cibo.
Questa tipologia di disturbo alimentare si manifesta frequentemente con la riduzione dell’interesse verso il cibo, l’evitamento di determinati gruppi alimentari o di specifiche consistenze, e il consumo di un numero limitato di alimenti. Di solito, la restrizione alimentare non è motivata dal desiderio di perdere peso o dalla preoccupazione per l’aspetto fisico, quanto più dalla paura delle conseguenze dell’ingestione di alimenti come vomito o nausea.
I comportamenti che caratterizzano questa patologia, come il disinteresse o l’avversione verso il cibo, la selettività alimentare e le preoccupazioni legate all’alimentazione, sono espressione di un disagio psicologico molto profondo. Non si tratta solamente di “essere schizzinosi”, bensì di una vera e propria patologia che necessita di cure adeguate per essere superata.
Le cause e le conseguenze dell’ARFID
Quali sono le cause dell’ARFID? Solitamente, l’ARFID è più frequente nei bambini e negli adolescenti, ma anche gli adulti possono soffrirne. La comparsa del disturbo, secondo la psicologa Angela Marchese, può essere ricondotta a fattori genetici, problemi sensoriali o episodi traumatici legati all’alimentazione, come soffocamento, nausea, vomito o influenze intestinali.
Per quanto riguarda invece le conseguenze fisiche di questo disturbo, si notano perdita di peso, deficit nutrizionali, riduzione della massa muscolare e affaticamento generale.
Sul piano della salute mentale, invece, la patologia può comportare difficoltà quali ansia sociale, isolamento e depressione.
Come si cura l’ARFID?
Come gli altri disturbi del comportamento alimentare, l’ARFID richiede un intervento di carattere multidisciplinare. L’équipe multidisciplinare è solitamente composta da un medico, uno psicologo e un nutrizionista. Attraverso il percorso di cura si cerca di ripristinare un’alimentazione sana ed equilibrata, di migliorare il rapporto del paziente con il cibo e di lavorare sulle cause profonde della malattia.
Piccoli atti di cura quotidiana
Quali sono quelle piccole attenzioni che possono rendere il percorso di recovery dall’ARFID più semplice?
- Prendere consapevolezza degli stimoli sensoriali a cui si è particolarmente sensibili (sapori, consistenze, aspetti visivi);
- Comprendere che le incongruenze fanno parte della complessità della situazione, per cui variare l’alimentazione può risultare più facile in alcuni giorni che in altri;
- Limitare gli stimoli esterni (come i rumori) durante il pasto;
- Esercitarsi a calmare il sistema nervoso, attraverso tecniche come la respirazione profonda;
- Masticare, in quanto una cattiva masticazione può comportare difficoltà digestive che la persona con ARFID tende ad attribuire al cibo, vedendolo come un nemico;
- Consultare un medico specializzato in disturbi gastrointestinali, che spesso sono correlati alla sensibilità sensoriale;
- Identificare cibi sicuri in base alle proprie esigenze specifiche;
- Mangiare regolarmente, poiché posticipare il pasto potrebbe renderlo ancora più difficile, e tenere i cibi sicuri a portata di mano.
- Essere gentili con sé stessi.
L’ultimo punto di questo elenco è forse il più importante e il più difficile nel processo di recovery da un DCA. Ma è fondamentale tenerlo a mente, perché solo praticando la gentilezza verso di sé sarà possibile entrare in sintonia con le parti più profonde della nostra psiche, ovvero quelle che nascondono le radici del DCA.
Guarire è possibile, se si hanno gli strumenti e i supporti giusti. Se pensi di soffrire di ARFID o di un altro DCA, contattaci per un primo colloquio gratuito. Siamo dalla tua parte per superare questo momento!