I disturbi alimentari nei bambini più piccoli rappresentano un argomento di crescente interesse per pediatri e famiglie, in quanto possono influenzare negativamente lo sviluppo fisico e psicologico dei più giovani. Sebbene non tutti i rifiuti alimentari siano manifestazioni di vere patologie, è importante riconoscere i segnali di allarme, per non sottovalutare la gravità di un possibile disturbo. L’intervento precoce infatti può essere determinante per prevenire conseguenze più gravi, come l’instaurarsi in modo duraturo di un disturbo alimentare conclamato con conseguenze negative e impattanti sul piano fisico e sociale.
Epidemiologia e statistiche
I disturbi alimentari nei bambini piccoli, sebbene meno studiati rispetto agli adolescenti, stanno ricevendo sempre più attenzione. Si stima che circa il 5-10% dei bambini in età prescolare soffra di problematiche legate all’alimentazione, sebbene la prevalenza vari a seconda delle diverse tipologie di disturbi alimentari. Un’indagine dell’American Academy of Pediatrics ha stimato che il 1-2% dei bambini piccoli sviluppa disturbi più gravi, come l’Anoressia Infantile o la Pica (l’ingestione di materiali non commestibili). In Italia, il numero di casi è in aumento, e secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, il fenomeno potrebbe essere sottodiagnosticato a causa di difficoltà nel riconoscere i sintomi precoci.
Tipologie di Disturbi Alimentari nei bambini
I disturbi alimentari nei bambini più piccoli si manifestano in modo diverso rispetto a quelli negli adolescenti e negli adulti. Alcune delle tipologie più comuni includono:
- Anoressia Infantile: caratterizzata dal rifiuto del cibo e dalla mancanza di interesse per il nutrimento. Spesso, i bambini non mostrano segnali di fame e resistono a mangiare anche quando sollecitati.
- Pica: l’ingestione di sostanze non nutritive come terra, carta, o gesso. Questo comportamento può causare gravi problemi di salute, tra cui intossicazioni e ostruzioni intestinali.
- Disturbo Evitante/Restrittivo dell’Assunzione di Cibo (ARFID): i bambini evitano determinati cibi o gruppi di alimenti a causa di caratteristiche sensoriali (colore, consistenza, odore) o paue specifiche ( es. di soffocare o di vomitare). Questo disturbo può portare a carenze nutrizionali significative.
- Ruminazione: consiste nella rigurgitazione ripetuta del cibo, seguito da nuova masticazione o deglutizione. È una condizione che può portare a malnutrizione e problemi digestivi.
Segnali di allarme e sintomi
Riconoscere i segnali di allarme è fondamentale per intervenire tempestivamente. Tra i principali sintomi che possono indicare la presenza di un disturbo alimentare ci sono:
- Rifiuto persistente del cibo: il bambino mangia poco o niente per lunghi periodi senza una ragione apparente (ad es. malattia).
- Calo o mancato aumento di peso: un segnale critico nei bambini in fase di crescita.
- Eccessiva selettività alimentare: il bambino accetta solo una ristretta varietà di alimenti, mostrando avversione per nuove consistenze o sapori.
- Disturbi fisici ricorrenti: frequenti episodi di vomito, rigurgito, o problemi digestivi senza una causa medica evidente.
- Comportamenti alimentari particolari: non idonei all’età del bimbo, come ingerire sostanze non nutritive (Pica) o rigurgitare cibo regolarmente (ruminazione).
Opzioni di cura
Le opzioni di trattamento per i disturbi alimentari nei bambini variano a seconda della gravità e del tipo di disturbo, e richiedono un approccio multidisciplinare che può coinvolgere pediatri, psicologi, nutrizionisti e, se necessario, logopedisti.
- Intervento Pediatrico e Psicologico: il pediatra è la figura chiave per una prima valutazione. Il trattamento può includere terapie farmacologiche mirate (es. integratori per eventuali carenze) o terapie comportamentali o cognitivo-comportamentali per aiutare il bambino a sviluppare una relazione più sana con il cibo.
- Supporto Nutrizionale: in caso di carenze nutrizionali, il nutrizionista può sviluppare un piano alimentare specifico per ristabilire un adeguato apporto nutrizionale.
- Terapia Familiare: spesso è coinvolta la famiglia, poiché i genitori possono giocare un ruolo fondamentale nel supporto emotivo e nella gestione pratica delle difficoltà alimentari. La terapia familiare può essere utile per modificare dinamiche familiari non funzionali e per aiutare i genitori a gestire i pasti senza conflitti.
- Terapia Sensoriale: in alcuni casi, specialmente nei bambini con disturbi come l’ARFID, la terapia occupazionale o sensoriale può aiutare ad affrontare l’ipersensibilità a determinate texture o sapori.
L’importanza dei familiari e del pediatra di riferimento
Un ruolo cruciale nella diagnosi precoce e nel trattamento dei disturbi alimentari nei bambini è giocato dai familiari e dal pediatra di riferimento. I genitori sono spesso i primi a notare i cambiamenti nel comportamento alimentare del bambino. Tuttavia, è importante che non tutti i comportamenti alimentari difficili siano visti come patologici: fasi di inappetenza o rifiuto di alcuni cibi possono essere parte dello sviluppo normale. Allo stesso tempo, non bisogna sottovalutare l’eventualità che questi segnali possano essere il sintomo di un problema più serio.
Il pediatra, grazie alla conoscenza approfondita della crescita del bambino, è la figura chiave per monitorare lo sviluppo e, quando necessario, indirizzare la famiglia verso specialisti che possano offrire il supporto adeguato. Un dialogo aperto e costante tra pediatra e genitori è essenziale per distinguere i rifiuti alimentari transitori dai disturbi alimentari veri e propri.
Conclusione
I disturbi alimentari nei bambini più piccoli rappresentano una sfida complessa che richiede attenzione e intervento precoce. Sebbene molti episodi di selettività o rifiuto alimentare possano risolversi spontaneamente, è fondamentale non ignorare segnali che indicano la presenza di disturbi più gravi. Il coinvolgimento attivo dei genitori e del pediatra è essenziale per garantire una diagnosi tempestiva e un trattamento efficace, promuovendo così una crescita sana e un corretto sviluppo psicofisico.
Bibliografia
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