Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata non è questione di forza di volontà

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I Disturbi Alimentari, come il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (DAI), non sono una questione di forza di volontà. Molte persone che soffrono di DCA, passano anni a pensare di avere semplicemente un problema di forza di volontà. “Ho letto molti libri su come sviluppare la forza di volontà, diventando sempre più scoraggiata – pensavo di essere io il problema.” racconta Lucia.

Nonostante il DAI sia il disturbo alimentare più comune nel mondo, è anche uno dei più fraintesi e stigmatizzati. Spesso, infatti, si ha una visione distorta delle persone che soffrono di un Disturbo da Alimentazione Incontrollata.

L’urgenza incontrollabile di mangiare grandi quantità di cibo (abbuffate) tipica del DAI è spesso considerata un fallimento personale nella nostra società dominata dalla cultura della dieta, sebbene si sa che è quasi sempre una risposta biologica alla privazione di cibo. Poiché il Disturbo da Alimentazione Incontrollata è più comune tra le persone con corpi grassi, chi ne soffre può sentirsi ancora più esposto e vulnerabile alla grassofobia, anche negli studi medici.

Perché il DAI non ha nulla a che fare con la forza di volontà

Il DAI è il disturbo alimentare più comune negli Stati Uniti, colpendo circa 2,8 milioni di persone, e colpisce in modo abbastanza equo sia maschi che femmine. È un disturbo cerebrale influenzato da numerosi fattori genetici e ambientali, non una manifestazione di qualche mancanza personale.

I disturbi alimentari offrono un falso senso di controllo sulla nostra vita, a partire da ciò che scegliamo di mangiare o da come appare il nostro corpo. Quel senso di orgoglio nel controllarsi dà un falso senso di successo. Alla fine, si sta fallendo nel prendersi veramente cura del proprio corpo. Privare il corpo del nutrimento porta spesso a comportamenti di abbuffate che sono semplicemente la risposta a quella restrizione.

La restrizione, sia cognitiva che calorica, è spesso una delle cause principali di tutti i disturbi alimentari. Mentre la privazione di cibo è considerata uno dei sintomi distintivi dell’anoressia, è anche una componente significativa del DAI a causa del ciclo “abbuffata-restrizione”. La maggior parte delle abbuffate è preceduta da un periodo di restrizione, poiché la fame fisica e l’esaurimento mentale della privazione di cibo sono insostenibili. Nel DAI, la lunga lista di regole alimentari e i tentativi di essere “buoni” (cioè, limitarsi) portano a inevitabili “scivoloni” (cioè, abbuffate), creando un ciclo frustrante e potenzialmente pericoloso di restrizione, abbuffata, vergogna e di nuovo restrizione.

L’illusione della cultura della dieta

La cultura della dieta ha dato un valore morale ai cibi, ai pensieri e ai comportamenti, come il fatto che controllare o eliminare i ‘cibi cattivi’ sia un segno di forza di cui essere orgogliosi. Quando si rifiuta il cibo e lo si limita, poi il nostro corpo lo desidera ancora di più. Cedere a questa risposta naturale attraverso l’eccesso di cibo o le abbuffate viene poi visto come un ‘fallimento’ agli occhi della nostra cultura.

Poiché questa mentalità è radicata nella nostra società moderna, svolge un ruolo innegabile nella spirale della vergogna. La realtà è che la vita non è così semplice. I miti sulla forza di volontà generano miliardi di dollari di entrate per l’industria della dieta. Quando la forza di volontà viene commercializzata come la soluzione a tutto, chi soffre di DAI può essere consumato dalla vergogna pensando che i loro comportamenti alimentari siano il risultato della loro mancanza di disciplina.

Oltre la forza di volontà

Considerando la cultura della dieta in cui siamo immersi, separarsi da questa mentalità può essere difficile, ma è possibile. Accettare e comprendere la necessità di autocompassione e fare passi concreti verso il trattamento aiuterà a garantire una guarigione duratura da qualsiasi disturbo alimentare.

Mentre le abbuffate possono spesso verificarsi come risultato di una lunga restrizione, ci sono altri potenziali fattori psicologici ed emotivi in gioco di cui le persone dovrebbero essere consapevoli mentre avanzano verso la guarigione. L’abbuffata è un tentativo di gestione delle emozioni, spesso per colmare un vuoto o una mancanza; può anche servire come una tecnica di sopravvivenza, come nei casi di trauma,”

È davvero importante esplorare le emozioni che sorgono nei momenti precedenti, durante e dopo un’abbuffata al fine di aiutare a comprendere meglio le cause alla base. Per lavorare veramente attraverso le sfide della malattia, affrontare e navigare le sensazioni spiacevoli alla base del disturbo è fondamentale.

Se tu o una persona a te cara, state affrontando un rapporto complesso con il cibo, il team di Comestai è qui per te: info@comestai.net

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