La relazione tra Disturbi Aimentari e Neurodivergenze

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I Disturbi Alimentari sono l’epidemia silenziosa dei nostri tempi. Sono oggi molto più conosciuti e i ricercatori stanno scoprendo sempre più spesso i fattori neurobiologici alla base di queste condizioni.

Gli studi hanno dimostrato che, in molti casi, i disturbi alimentari si manifestano comunemente in persone considerate neurodivergenti. 

Sebbene siano necessarie ulteriori ricerche sul legame tra queste due condizioni, è fondamentale lavorare sulla ricerca per contribuire a definire i futuri trattamenti per i disturbi alimentari, offrendo ulteriori opzioni di cura che si adattano alle esigenze uniche delle persone neurodivergenti.

Che cos’è la neurodivergenza?

La neurodivergenza è un termine utilizzato per descrivere il modo in cui il cervello di una persona funziona, apprende, si comporta ed elabora. Implica che questi processi sono diversi da quelli di una persona considerata “neurotipica”.

È importante notare che questi termini non indicano cervelli che funzionano meglio o peggio, ma semplicemente in modo diverso. Le persone considerate neurodivergenti hanno punti di forza e sfide uniche, basate sui diversi modi in cui il loro cervello funziona, rispetto ai punti di forza e alle sfide di una persona considerata neurotipica.

Il legame tra neurodivergenza e disturbi alimentari

Con l’aumento delle tecniche di ricerca, sono stati scoperti più collegamenti tra i disturbi alimentari e molte forme di neurodivergenza, in particolare per quanto riguarda l’autismo e l‘ADHD. Al centro di questo legame c’è probabilmente l’influenza che l’autismo e l’ADHD hanno sull’elaborazione sensoriale.

L’elaborazione sensoriale influisce sul modo e sul grado di impatto degli stimoli sul cervello. Questi stimoli vengono solitamente raggruppati in due categorie distinte, tra cui:

  • Esterocezione: Stimoli esterni, tra cui il tatto, il suono e la vista.
  • Interocezione: Stimoli interni, o spunti, come il dolore, la sete e la fame.

I Disturbi Alimentari e l’interocezione

In molte persone con ADHD o autismo, l’interocezione può essere disturbata.

Ciò potrebbe portare a una mancanza di fiducia corporea che potrebbe contribuire a un’eccessiva dipendenza da fonti esterne di valutazione o approvazione, rendendo forse una persona più suscettibile alle immagini e alle idee dannose diffuse dalla cultura della dieta e dalla società in generale.

Più direttamente, l’interocezione può avere un ruolo nei modelli alimentari disordinati, a causa alla sua influenza sui segnali di fame o sete. Questo potrebbe portare una persona a non cogliere gli stimoli della fame e a mangiare meno, contribuendo ai tratti dell’anoressia nervosa (AN), o a sentirsi sopraffatta dagli stimoli della fame e a mangiare di più, il che porterebbe a problemi legati al disturbo da alimentazione incontrollata (BED) e alla bulimia nervosa (BN).

I Disturbi Alimentari e l’esterocezione

Sia il disturbo dello spettro autistico che l’ADHD comportano spesso un’accentuata esterocettività. Anche in questo caso, ciò può contribuire alle cause psicologiche e fisiologiche dei disturbi alimentari.

L’esterocezione gioca un ruolo importante nell’elaborazione delle emozioni e un’esterocettività accentuata può rendere una persona iperconsapevole di ciò che la circonda. Questo può potenzialmente contribuire a condizioni di salute mentale come l’ansia e la depressione o a tratti di personalità come il perfezionismo, tutti fattori che spesso sono alla base dei disturbi alimentari.

L’esterocezione accentuata può anche contribuire a complicazioni fisiologiche che possono portare a comportamenti alimentari disordinati, tra cui una forte avversione per certe consistenze, colori o profumi legati al cibo.

Autismo e disturbi alimentari

L’autismo può avere un ruolo in molti tipi di disturbi alimentari e le ricerche attuali stimano una prevalenza dell’autismo fino al 37% tra le persone affette da queste patologie.

Autismo e anoressia nervosa

L’autismo è stato a lungo collegato all’anoressia nervosa, e una ricerca recente stima che ben una persona su tre con anoressia nervosa abbia “tratti elevati” di ASD (Autism Spectrum Disorders). Le difficoltà sensoriali e le ansie sociali, compresa la difficoltà a mangiare in presenza di altri, possono contribuire a questa sovrapposizione.

Anche alcuni tratti di personalità legati alle due condizioni possono spiegare il loro legame: uno studio qualitativo condotto su donne con anoressia nervosa e autismo ha rivelato che alcune partecipanti ritenevano che l’inflessibilità e la rigidità associate al loro ASD avessero contribuito a creare rituali e routine alimentari che sono poi sfociati in comportamenti disordinati nel mangiare.

Lo stesso studio ha rilevato che le preoccupazioni relative all’immagine corporea e il desiderio di perdere peso non erano così rilevanti per lo sviluppo dell’AN nelle partecipanti quanto i problemi eventualmente correlati all’ASD, come la confusione sociale, il bisogno di controllo, i problemi organizzativi legati alla spesa e alla cucina e il fatto che il disturbo alimentare diventasse un oggetto di interesse intenso.

Autismo e (ARFID)

Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID) è molto comune anche tra le persone con autismo.

Questo disturbo alimentare è caratterizzato da un’estrema mancanza di interesse per il cibo, da problemi sensoriali che causano forti reazioni negative a certe consistenze, colori o odori degli alimenti e/o da un’intensa paura di vomitare o soffocare. Va ben oltre il semplice “mangiare in modo schizzinoso”, comportando invece gravi restrizioni che possono portare a una significativa malnutrizione e a problemi di salute e di crescita.

Ancora una volta, si ritiene che alla base di questa sovrapposizione vi siano differenze di elaborazione sensoriale causate dall’ASD. La forte avversione per le consistenze, gli odori e i colori degli alimenti può essere collegata all’impatto che l’ASD ha sull’esterocettività, e lo stesso tratto è stato collegato alla restrizione dell’assunzione di cibo nelle persone con ARFID.

ADHD e Disturbi Alimentari

Esistono meno ricerche sul legame tra disturbi alimentari e ADHD, ma studi recenti hanno suggerito una connessione significativa: le persone con ADHD hanno una probabilità da tre a sei volte maggiore di sviluppare un disturbo alimentare rispetto alla popolazione generale.

Gli esperti teorizzano che l’impulsività e la disattenzione, due tratti distintivi dell’ADHD, possano avere a che fare con il legame tra alcuni disturbi alimentari e il disturbo dell’attenzione, poiché questi tratti possono spesso portare a comportamenti disordinati nei confronti del cibo (come le abbuffate). La ricerca sembra supportare questa affermazione, con studi che dimostrano che l’impulsività infantile può predire l’insorgenza dei sintomi della bulimia nervosa nell’adolescenza.

Altri sintomi comuni dell’ADHD, tra cui il deficit di consapevolezza e la mancata riconoscibilità dei segnali interni di fame e sazietà, sono stati collegati a comportamenti alimentari disordinati, tra cui l’abbuffata e il disinteresse per il cibo.

Complicazioni nel trattamento dei disturbi alimentari nelle persone neutodivergenti

Nel complesso, è necessario approfondire la ricerca sulla relazione tra neurodivergenza e disturbi alimentari.

Le ricerche indicano che le donne con autismo tendono a trarre meno benefici e a sperimentare risultati terapeutici peggiori rispetto alle donne non autistiche affette da anoressia nervosa. A ulteriore conferma di ciò, ci sono i resoconti di donne autistiche in trattamento per AN che hanno dichiarato di aver sentito che i loro bisogni non erano soddisfatti durante il trattamento dei disturbi alimentari.

Anche alcuni tipi di trattamento possono risultare difficili per alcuni pazienti neurodivergenti, soprattutto per quelli con sensibilità sensoriali. I pasti e le terapie di gruppo possono scatenare ansia, soprattutto se comportano luci o suoni forti. Questi scenari potrebbero anche rappresentare delle distrazioni per chi ha un’esterocettività accentuata.

Per le persone affette da ADHD, esistono ulteriori problemi legati ai farmaci, poiché molti di quelli utilizzati per trattare il disturbo possono avere un impatto sull’appetito.

Potenziali soluzioni terapeutiche per gli individui neurodivergenti

Alcuni dei problemi legati al trattamento possono essere dovuti al fatto che non esiste un approccio sistemico al trattamento dei pazienti affetti da disturbi alimentari con neurodivergenza. In effetti, molti professionisti del settore medico hanno dichiarato che la loro incapacità di adattare il trattamento ai pazienti autistici non deriva da una mancanza di desiderio di farlo, ma da una mancanza di conoscenze su come fornire questo tipo di assistenza completa.

Una raccomandazione attuale per una migliore assistenza ai pazienti neurodivergenti con disturbi alimentari è la valutazione del profilo sensoriale, che può aiutare gli operatori a comprendere il funzionamento individuale dell’interocezione e dell’esterocezione del paziente. Questo può aiutare a costruire programmi di trattamento più specifici per le esigenze del paziente.

Tuttavia, saranno necessarie ulteriori ricerche, sia per testare questi concetti sia per mettere a punto altre soluzioni.

Trovare aiuto per un disturbo alimentare

Nell’agosto del 2023, la ABC Australia parlò della presentazione di un piano decennale per la prevenzione e cura dei disturbi alimentari. Molti utenti commentarono che mancava – in quel piano – un protocollo dedicato alle persone neurodivergenti.

Nei successivi 12 mesi, la ABC ha consultato decine di clinici, ricercatori, attivisti e famiglie che avessero un’esperienza diretta con i disturbi alimentari e le neurodivergenze, per comprendere e documentare una situazione ancora sconosciuta ai più. Da questa ricerca è apparso evidente che per curare le persone neurodivergenti con disturbi alimentari non si possono utilizzare i protocolli pensati per le persone neurotipiche. ​​Ci sono aspetti che riguardano la neurodivergenza e che hanno a che fare con la sensorialità (consistenza, odore, colore dei cibi), con la routine (le persone autistiche trovano conforto nel mangiare sempre gli stessi cibi), con la socialità, che non devono essere “curati” come sintomi del disturbo alimentare ma accolti e compresi come facenti parte del funzionamento di quella persona.

L’importanza di chiedere aiuto

Se voi o una persona cara state lottando contro un disturbo alimentare, è importante cercare aiuto. Il vostro medico di base, un terapeuta o un altro professionista medico di fiducia può essere in grado di formulare una diagnosi ufficiale o di raccomandare programmi di trattamento nelle vicinanze.

Potete trovare aiuto anche attraverso l’equipe di Comestai. Il nostro percorso si svolge online e vi permette di accedere ad un team multidisciplinare, senza dovervi allontanare da casa.

Indipendentemente dal luogo in cui cercate aiuto, la decisione di cercarlo è già un passo importante.

Bibliografia

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  • www.abc.net.au/news/2024-09-10/neurodivergent-eating-disorder-treatment-approach/104229914
  • Pruccoli J, Solari A, Terenzi L, Malaspina E, Angotti M, Pignataro V, Gualandi P, Sacrato L, Cordelli DM, Franzoni E, Parmeggiani A. Autism spectrum disorder and anorexia nervosa: an Italian prospective study. Ital J Pediatr. 2021
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  • Riquelme I, Hatem SM, Montoya P. Abnormal Pressure Pain, Touch Sensitivity, Proprioception, and Manual Dexterity in Children with Autism Spectrum Disorders. Neural Plast. 2016

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