Perché ci si ammala di un Disturbo Alimentare? 

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“Non mi sono mai sentita la bambina, la ragazza o la donna giusta. Così, negli anni, ho iniziato a soffrire di Disturbi Alimentari”.

Dalla storia di N., sul blog di Animenta

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) sono patologie psichiatriche serie e complesse che compromettono la salute fisica e mentale di chi ne è affetto. Queste malattie sono caratterizzate da pensieri e comportamenti disfunzionali legati al cibo, al peso e al corpo che, se non trattati, possono mettere a rischio la vita della persona. È essenziale evidenziare che questo rapporto difficile con l’alimentazione è espressione di un disagio psicologico profondo. Spesso, per spiegare un Disturbo Alimentare, viene utilizzata la metafora dell’iceberg. La punta dell’iceberg rappresenta le condotte alimentari disordinate che costituiscono il sintomo. Quest’ultimo è espressione di tutto ciò che si trova sotto la superficie dell’acqua: dolore, ansia, angoscia, paure profonde, traumi, bassa autostima, senso di inadeguatezza. Oltre alla sofferenza psicologica, vi sono altri fattori che possono contribuire all’insorgenza di un disturbo dell’alimentazione. Infatti, la maggior parte dei professionisti definisce i Disturbi Alimentari come patologie multifattoriali: ciò significa che derivano da una complessa interazione di cause. Sebbene ogni caso presenti delle specificità e ogni storia sia unica, è possibile identificare alcuni principali fattori di rischio per lo sviluppo di un Disturbo Alimentare. 

Disturbi Alimentari: cause comuni

“I social hanno avuto un impatto gigantesco nel mio percorso con i Disturbi Alimentari. È stato per me impossibile non sentirmi sbagliata quando, crescendo, è nata in me la consapevolezza di non rispettare determinati standard. Quegli standard sbandierati sui social e che vengono innalzati all’unica possibilità di esistenza”.

Dalla storia di A., sul blog di Animenta

Generalmente, un Disturbo del Comportamento Alimentare è provocato da una combinazione di fattori di diverso tipo. In particolare, secondo numerosi esperti, le cause più comuni possono essere raggruppate nelle seguenti macrocategorie: 

  • Fattori genetici
  • Fattori psicologici 
  • Fattori socioculturali 
  • Fattori legati allo stress 

In primo luogo, è dimostrato che la genetica può giocare un ruolo nello sviluppo dei DCA. In particolare, chi ha una storia familiare di Disturbi Alimentari presenta maggiori probabilità di svilupparne uno a sua volta. In secondo luogo, i DCA possono essere associati a fattori psicologici quali bassa autostima, tendenza al perfezionismo, depressione, ansia e traumi pregressi. Questi ultimi possono includere esperienze dolorose come abusi, bullismo o problemi familiari. Anche un’immagine corporea negativa e il desiderio di controllo sulla propria vita possono contribuire all’insorgenza di una patologia alimentare. Per quanto riguarda i fattori socioculturali, la società promuove modelli estetici che esaltano la magrezza equiparandola alla bellezza e al successo. Ciò può suscitare un senso di inadeguatezza in alcune persone, soprattutto in chi non rientra in tali canoni. Le pressioni sociali e culturali per raggiungere un certo tipo di corpo o un determinato peso rientrano tra i fattori capaci di innescare un Disturbo Alimentare. Infine, anche situazioni di forte stress e fasi di transizione importanti (come la pubertà, l’inizio dell’università o un evento traumatico) possono contribuire allo sviluppo di un Disturbo del Comportamento Alimentare. Questi eventi, infatti, possono mettere in crisi il senso di identità dell’individuo e produrre ansia e incertezza

Egosintonia: la malattia come aspetto della propria identità

“Nel momento in cui ti rendi conto (se te ne rendi conto) di essere caduta in questo tunnel, ti accorgi di aver perso la tua identità. ‘Chi sono?’ diventa una domanda senza risposta”.

Dalla storia di B., sul blog di Animenta

I Disturbi del Comportamento Alimentare sono definiti disturbi egosintonici: ciò significa che chi ne è affetto considera la malattia come un elemento della propria identità. Come spiegano i professionisti di Animenta, i DCA abbracciano l’individuo così in profondità da rispondere al suo bisogno di riconoscersi in qualcosa, di costruirsi un’identità solida e precisa, e finiscono per diventare parte di quell’identità tanto cercata. Ciò rende complesso il processo di definizione di sé come altro rispetto alla malattia. È questo il motivo per cui, spesso, neppure la persona stessa si rende conto di soffrire di una patologia seria. Al contrario, in una fase iniziale, il Disturbo Alimentare sembra offrire una soluzione ai propri problemi. Per esempio, come evidenziato dagli esperti di ADAO Friuli, chi mette in atto una restrizione alimentare può associare il dimagrimento al superamento delle proprie insicurezze e delle proprie difficoltà con gli altri. In altre parole, la persona pensa che, con un corpo magro, si sentirà finalmente felice, vista e apprezzata. Tipicamente, l’ambiente circostante contribuisce a rafforzare questa convinzione. Infatti, poiché la nostra società attribuisce un valore importante alla magrezza, un’iniziale perdita di peso può essere accolta positivamente non solo dalla persona interessata, ma anche da altre persone. Inoltre, la restrizione alimentare spesso viene vista come un sinonimo di forza di volontà e controllo su sé stessi. Purtroppo, è sufficiente un breve arco di tempo perché la persona crei un legame solido con le condotte che caratterizzano il Disturbo Alimentare, fino a confondere il mantenimento di tali condotte con il proprio benessere e la propria integrità personale.  

Chiedere aiuto è difficile, ma fondamentale

Il carattere egosintonico dei Disturbi Alimentari rappresenta uno dei principali motivi per cui, per chi ne soffre, è difficile chiedere aiuto e accettare le cure: la prospettiva di lasciar andare il disturbo è spaventosa, come se al di là di esso ci fosse il vuoto. Tuttavia, è fondamentale che la famiglia e gli esperti colgano i campanelli d’allarme e intervengano nelle fasi precoci, prima che la patologia si stabilizzi e provochi conseguenze serie. È importante ricordare che chiunque soffra di un Disturbo Alimentare merita aiuto. Alcune persone non cercano assistenza professionale perché pensano di non essere “abbastanza malate”, oppure di potercela fare con le proprie forze. È invece fondamentale rivolgersi a degli esperti, poiché ogni situazione richiede un trattamento adeguato. Grazie al supporto dei professionisti, la persona potrà (ri)stabilire un rapporto sano e sereno non solo con il cibo, ma anche e soprattutto con se stessa. Imparerà a conoscersi e riconoscersi, per scoprire di essere molto di più del suo Disturbo Alimentare. 

Se soffri di un Disturbo del Comportamento Alimentare o vivi accanto a una persona che si trova in questa condizione, chiedi aiuto. L’équipe di Comestai può offrirti un supporto completo: per maggiori informazioni o per prenotare un incontro, scrivi a info@comestai.net.

Articolo a cura di Sofia Lepri

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