Ho tenuto nascosto questo comportamento per più di sette anni, illudendomi di poter gestire la cosa da solo e vergognandomi di non riuscirci. Avevo paura che le persone a me vicine si potessero ritenere in qualche modo responsabili o che mi giudicassero. Fortunatamente, ancora una volta mi sbagliavo. Non dico che parlare di disturbi alimentari sia facile, anzi spesso faccio fatica a farmi capire da persone che non hanno mai avuto problemi simili con il cibo. Ma laddove temevo di scontrarmi con senso di colpa e giudizio, ho invece semplicemente trovato apertura e affetto. Parlare del proprio rapporto con il cibo può creare dei canali comunicativi molto forti, intimi.
Lorenzo
I disturbi alimentari sono comunemente associati alle donne, ma ricerche recenti dimostrano che anche gli uomini ne sono colpiti, mostrando comportamenti differenti. Attualmente, i maschi rappresentano circa il 10% dei pazienti con anoressia nervosa (AN) e bulimia nervosa (BN), e il 30-40% di quelli con disturbo da alimentazione incontrollata (BED), con un aumento significativo dei casi.
I disturbi alimentari maschili presentano le seguenti caratteristiche: preoccupazioni legate all’immagine corporea, un forte desiderio di muscolosità e comportamenti di esercizio fisico eccessivo. Fattori di rischio includono anche disturbi dell’umore, esperienze traumatiche infantili, abuso di alcol e disturbi psicotici.
È cruciale notare che gli uomini tendono a non riconoscere il loro problema alimentare, risultando meno diagnosticati e meno propensi a cercare aiuto. Sebbene siano preoccupati per l’immagine corporea, aspirano a un ideale muscolare, specialmente nell’area addominale, credendo che ciò accresca la loro mascolinità, fiducia in se stessi e attrattiva.
DCA e attività fisica nei maschi
I maschi con disturbi alimentari mostrano una maggiore propensione alla pratica di attività fisica intensa rispetto alle femmine, con uno studio che evidenzia come l’84% di questi maschi adotti comportamenti di esercizio eccessivo. Tale attività si caratterizza per routine rigidamente strutturate e focalizzate sulla resistenza, a scapito delle relazioni sociali e delle attività quotidiane.
Inoltre, molti di loro continuano a esercitarsi anche in presenza di infortuni o sottopeso, ignorando i consigli del team di trattamento.
Due comportamenti comuni tra questi, associati a un aumentato rischio di disturbi alimentari, sono:
1. Riduzione progressiva dell’assunzione di cibo, con evitamento di determinati alimenti e calo delle calorie quotidiane.
2. Trasformazione dell’esercizio in un’attività esclusivamente mirata a bruciare calorie, utilizzata come compenso per un deficit calorico.
Queste pratiche possono risultare in apporto nutrizionale insufficiente e perdita di peso, contribuendo a cambiamenti nella composizione corporea.
Terapia e pazienti maschi con dca
Nei maschi con disturbi alimentari, la terapia dovrebbe focalizzarsi principalmente sulla diminuzione dell’esercizio fisico eccessivo, un compito spesso complesso.
È fondamentale analizzare le cause sottostanti che portano a questo comportamento, come esperienze passate di obesità o ansia legata all’accettazione sociale, che possono influenzare l’adozione di abitudini di esercizio insostenibili.
Gli interventi devono quindi identificare i segnali di esercizio problematico, come la frequenza e l’intensità, e valutare le conseguenze fisiche e psicosociali. Chi presenta un disturbo alimentare, indipendentemente dal peso, può mostrare un esercizio fisico eccessivo, paragonabile a pratiche come la restrizione alimentare o l’uso di lassativi. Pertanto, uno degli obiettivi terapeutici deve essere l’interruzione di tali comportamenti problematici, insieme alla gestione di altre condotte disfunzionali legate all’alimentazione.
Bibliografia
Brownell, K. D., & Walsh, B. T. (Eds.). (2017). Eating disorders and obesity: A comprehensive handbook. Guilford Publications.
Baum, A. (2006). Eating disorders in the male athlete. Sports medicine, 36(1), 1-6.