Che rapporto c’è tra autismo e disturbi alimentari?

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I disturbi alimentari e l’autismo sono due realtà spesso intrecciate. Molte persone autistiche manifestano comportamenti alimentari particolari, che non sempre indicano la presenza di un disturbo alimentare, ma che possono aumentare il rischio di sviluppare condizioni come l’anoressia nervosa o il Disturbo Evitante/Restrittivo dell’Assunzione di Cibo (ARFID).

Disturbi Alimentari e Autismo: quali sono i fattori di rischio?

  • Selettività alimentare: Molte persone autistiche hanno preferenze molto rigide sugli alimenti, che possono limitare la loro alimentazione.
  • Problemi sensoriali: Texture, sapori e odori possono influenzare negativamente l’esperienza del pasto.
  • Problemi gastrointestinali: 1 persona autistica su 3 soffre di disturbi digestivi, rendendo difficile il consumo di alcuni cibi.
  • Interocezione alterata: La difficoltà nel percepire fame e sazietà può portare a restrizioni alimentari involontarie.

Anoressia nervosa e autismo: una diagnosi spesso complessa

Le persone autistiche ricevono diagnosi di anoressia con maggiore frequenza rispetto alla popolazione generale. Tuttavia, nel loro caso, la restrizione alimentare è spesso legata a problemi sensoriali piuttosto che alla preoccupazione per l’immagine corporea. Un’errata diagnosi può portare a trattamenti inefficaci, motivo per cui è fondamentale rivolgersi a specialisti esperti sia in disturbi alimentari che in autismo.

ARFID: un Disturbo Alimentare comune tra le persone autistiche

L’ARFID (Disturbo Evitante/Restrittivo dell’Assunzione di Cibo) è spesso diagnosticato erroneamente come anoressia nervosa. Questo disturbo si manifesta con una dieta estremamente limitata, non per ragioni legate all’immagine corporea, ma per difficoltà sensoriali o ansia legata al cibo. Riconoscere l’ARFID è essenziale per fornire un trattamento adeguato e migliorare la qualità della vita.

La sovrapposizione tra autismo e disturbi alimentari è molto più alta di quanto si pensasse in precedenza. La ricerca mostra che il 37% delle persone con anoressia nervosa ha l’autismo e che il 55% delle persone con ARFID ha l’autismo e altre condizioni di sviluppo. Sebbene ci siano meno studi, esiste una sovrapposizione anche tra autismo e bulimia nervosa e disturbo da alimentazione incontrollata .

Lavorare insieme ai pazienti con autismo e disturbi alimentari

Quando si curano pazienti che hanno concomitanti autismo e disturbi alimentari, è essenziale lavorare in modo collaborativo. Siate creativi, flessibili e concentrati e lavorate in ottica multidisciplinare.

Lavora con la diagnosi concomitante: invita l’autismo nella stanza! Parla della diagnosi fin dall’inizio. Questo creerà un ambiente in cui potrete lavorare insieme per identificare gli adattamenti. Se sospetti che un paziente abbia l’autismo ma non è ancora stato diagnosticato, indirizzalo a una valutazione. Otterrete entrambi informazioni preziose.

Alcune strategie per creare una relazione collaborativa ed efficace con i pazienti autistici:

Collaborare con altri professionisti, familiari e sistemi di supporto per garantire che tutte le loro esigenze siano prese in considerazione e che i piani di follow-up e pasto possano essere supportati da tutti. Ciò potrebbe includere un dietologo per esigenze/carenze nutrizionali; un logopedista per difficoltà oro-motorie, ecc.; un terapista occupazionale per le abilità di vita quotidiana; un neuropsicologo clinico per le raccomandazioni sulla diagnosi e la pianificazione del trattamento; uno psichiatra per i farmaci; un infermiere/medico per il supporto medico; un terapista per il supporto di salute mentale e disturbi alimentari.

Creare insieme un piano ascoltando le esigenze della persona.

  • Ascoltando le esigenze dell’individuo, rispetta l’autonomia, promuovi l’autoefficacia e incoraggia la flessibilità.
  • Fornire formazione, opzioni e motivazioni per sistemazioni e adattamenti per aiutare a convalidare l’esperienza degli individui e creare un ambiente di collaborazione, fiducia e autonomia.
  • Chiedere alla persona quali sono i suoi specifici stimoli sensoriali (odori, suoni, colori, luci, consistenze, ecc.).
  • Collaborare con la persona per stilare un elenco di accorgimenti che possono aiutare (mangiare da soli o in gruppo, luci soffuse, ambiente tranquillo con possibilità di usare le cuffie, ecc.).
  • Crea un piano Cope Ahead chiaro che stabilisca quali segnali di avvertimento mostrano/sentono/sperimentano quando si sentono sopraffatti e/o sovrastimolati, e quali abilità di coping possono usare in quel momento per aiutare. Assicurati che questo piano sia visibile durante i pasti come promemoria.

Contatta il nostro centro se hai bisogno di un supporto

Se tu o una persona cara state affrontando difficoltà legate all’alimentazione e all’autismo, il nostro team di esperti è qui per aiutarti. Contattaci oggi stesso per un primo colloquio gratuito e inizia il tuo percorso verso il benessere.

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